La menopausa rappresenta per la donna un momento critico della vita sia dal punto di vista psicologico che organico. Le modificazioni della produzione ormonale dell’ovaio (calo estrogenico e androgenico) possono essere responsabili dell’insorgenza di sintomi e problematiche che in alcuni casi sono la premessa per l’instaurarsi di gravi patologie. Il legame patogenetico tra deficit estrogenico menopausale e aumento della perdita di massa ossea è oramai ben dimostrato da tempo. Circa il 30% delle donne va incontro dopo la menopausa ad un aumento della fragilità scheletrica conseguente alla perdita di massa ossea di entità tale da essere responsabile di un incremento significativo del rischio di frattura; questa condizione è nota come “osteoporosi postmenopausale”. La frattura è l’elemento clinico cruciale dell’osteoporosi utile per lo studio epidemiologico della malattia, ma anche purtroppo segnale che essa è oramai in uno stadio di irreversibilità. Cogliere in tempo precoce le modificazioni del tessuto osseo, prima che queste abbiano dato luogo alla frattura, è quindi il compito primario del medico e del ginecologo. La scelta terapeutica deve quindi tenere conto non solo del quadro clinico osseo, ma anche del quadro clinico generale e ginecologico.
Obiettivo principale del Workshop è quindi l’inquadramento clinico, diagnostico e terapeutico dell’osteoporosi postmenopausale secondo un approccio interdisciplinare e interattivo.
Il Workshop è rivolto a Medici, in particolare a Specialisti in Ginecologia, Endocrinologia, Reumatologia, Ortopedia e a Medici di Medicina Generale, cioè a quegli operatori sanitari che per specifiche competenze sono chiamati in causa nell’affrontare le problematiche legate a questa patologia.
Il Corso è realizzato con il contributo non vincolante di Servier Italia. I partecipanti saranno selezionati da Servier Italia.
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Anno 2007
In tutti i Paesi industrializzati il diabete mellito mostra una chiara tendenza ad un aumento sia della sua incidenza, sia della sua prevalenza.
L’accresciuta prevalenza nel mondo del diabete tipo 2, legata soprattutto all’aumento del benessere sociale che molto spesso si accompagna ad incremento degli apporti energetici e contemporanea riduzione del dispendio e quindi favorisce l’eccesso di peso (sovrappeso e obesità), ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a parlare di vera e propria epidemia ed a coniare addirittura un neologismo, “diabesità”, per collegare fra di loro le due patologie.
Le logiche ed immediate conseguenze che derivano da tale situazione sono:
1) l’aumentato carico socio-sanitario dovuto alla malattia diabetica e soprattutto alle complicanze croniche ad essa associate che, nel tipo 2, sono rappresentate soprattutto dalle patologie cardiovascolari eventi questi ultimi che determinano ovviamente anche un consistente aumento dei costi diretti ed indiretti;
2) la assoluta necessità di interventi in grado di prevenire e/o ritardare la comparsa delle complicanze croniche attraverso il raggiungimento e il mantenimento di un compenso metabolico il più vicino possibile alla normalità obiettivo questo non facile, ma raggiungibile, come dimostrato da numerosi ed articolati studi di intervento, attraverso schemi intensivi di trattamento.
A fronte dell’epidemia di diabete, una strategia ormai ineludibile è quella della gestione integrata del diabete tipo 2 da realizzare attraverso la costituzione di un team multidisciplinare del quale facciano parte, da un lato, le strutture specialistiche diabetologiche (SD) e, dall’altro, i medici di medicina generale (MMG) ai quali le SD possano affidare la gestione dei diabetici tipo 2 non complicati che sarebbero seguiti dai MMG stessi condividendo appositi Standard italiani per la cura del diabete mellito.
In particolare, i principali compiti del MMG, nell’ambito dei suoi assistiti, dovrebbero essere i seguenti:
1) Identificazione della popolazione a rischio aumentato di diabete tipo 2.
2) Diagnosi precoce del diabete.
3) Identificazione delle donne con diabete gestazionale.
4) Presa in carico, in collaborazione con le SD, dei pazienti non complicati e condivisione con queste del piano di cura personalizzato.
5) Valutazione periodica, mediante l’attuazione di una medicina di iniziativa, dei propri assistiti diabetici secondo il piano di cura adottato, finalizzato al conseguimento del buon controllo metabolico e alla diagnosi precoce delle complicanze.
6) Effettuazione, eventualmente in collaborazione con le SD, di interventi di educazione terapeutica sul diabete rivolti, in particolare, alla adozione di stili di vita corretti e all’autocontrollo e autogestione del diabete.
Proprio con queste finalità è stato programmato questo Corso sulla gestione del diabete tipo 2 riservato ad un piccolo gruppo di MMG.
Obiettivo principale del corso è quello di offrire al MMG, così come peraltro previsto fra le competenze delle SD nell’ambito degli Standard di cura, un opportuno aggiornamento in campo diabetologico.
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